La complessa ma affascinante macchina pubblica. Cultura amministrativa, visione prospettica, capacità organizzativa e lungimiranza. Un po’ Max Weber, un po’ Calamandrei. Le attività della Scuola di Sviluppo territoriale sono ripartite, venerdì pomeriggio, con la lezione tenuta ai ragazzi dal direttore generale del Comune di Ferrara, Sandro Mazzatorta. Una carrellata sugli articoli della Costituzione che definiscono il perimetro delle competenze delle autonomie locali, il ruolo degli amministratori pubblici nella loro «funzione temporanea e di servizio» e i gli organi che governano e orientano l’attività degli enti locali.

Dal Consiglio Comunale «che stabilisce l’indirizzo e controlla l’operato di sindaco e giunta», fino alla definizione del primo cittadino nel suo ruolo istituzionale. La metafora scelta da Mazzatorta per declinarne il ruolo è quella del «comandante di una nave», mentre la Giunta – composta dagli assessori – definiti come «collaboratori del sindaco, designati per sviluppare assieme a lui determinate politiche».

Ma, al di là della contestualizzazione amministrativa, nella sua lezione alla Scuola di Sviluppo – l’iniziativa promossa da Confcooperative assieme a Cna Ferrara, Confartigianato, Confagricoltura, Confindustria Emilia Area Centro, Legacoop Estense, Emil Banca e Fondazione Navarra per tentare di formare la classe dirigente del futuro – Mazzatorta va dritto al punto centrale: l’assenza di classe dirigente nel territorio, appunto. «Questa scuola – scandisce il direttore generale – rappresenta un’iniziativa davvero strategica per il nostro territorio, a maggior ragione a fronte di una rarefazione, in tantissimi settori, di classe dirigente. Una mancanza che, evidentemente, colpisce anche gli enti locali e il Comune di Ferrara».

Di qui l’esortazione ai ragazzi a «intraprendere, magari temporaneamente, un’esperienza lavorativa all’interno della pubblica amministrazione». Anche per capire che «non esiste, in realtà, la cesura netta tra tecnica e politica, in particolare in un ente locale – così Mazzatorta – . Sono due dimensioni che, nella complessità amministrativa, devono necessariamente essere interconnesse». A proposito di reclutamento della classe dirigente, il direttore generale sottolinea che in qualche misura la Scuola di sviluppo «in parte sopperisce anche a una grave mancanza del sistema universitario italiano, che si concentra solamente nel dispensare titoli di studio ma non nella formazione della classe dirigente».

E d’altra parte, conclude Mazzatorta, «la principale causa di questa desertificazione di esperienze e competenze, deriva dalla sostanziale assenza dei partiti e soprattutto dalla scomparsa delle scuole di partito». Il direttore generale è, in effetti, un “prodotto” della prima Repubblica, durante la quale «ho imparato ad avere un approccio, nello svolgimento di questo incarico, che coniugasse al meglio il piano tecnico e l’indirizzo politico degli amministratori per cui lavoro». L’approccio deve essere quello «manageriale: in Comune, come in un’azienda». Ed è questo il punto centrale, che sottolinea anche il presidente della Scuola, Ruggero Villani nel suo intervento. «La Scuola – scandisce – nasce da un impulso del mondo produttivo, ma è necessario che i ragazzi prendano coscienza della complessità anche della macchina amministrativa, che deve agire in continuo dialogo con le imprese. Questa, è visione strategica».