di Federico Di Bisceglie

Immaginare il territorio «come un grande campus» in cui «acquisire le competenze che generano lo sviluppo». Il ruolo «sociale» della presenza degli sportelli bancari «in particolare nelle aree interne» e la capacità di maturare la consapevolezza necessaria per affrontare quella che sarà «molto di più di una rivoluzione industriale». Antonio Patuelli (presidente dell’Abi e del Gruppo La Cassa di Ravenna) e Gianluca Galletti (presidente di Emil Banca) non dispensano consigli, tracciano una linea di orizzonte. Delimitano il perimetro di una responsabilità che assume una portata collettiva.

Sono stati loro i due ospiti della sesta lezione del 2024 realizzata dalla Scuola di Sviluppo Territoriale, ieri alla Camera di Commercio. Presentati dal capo della redazione del Carlino Ferrara, Cristiano Bendin (la testata è media partner della Scuola di Sviluppo Territoriale), nei loro interventi i due ospiti si sono mossi nel solco delineato dal presidente della Scuola, Ruggero Villani nel suo intervento introduttivo. «L’esperienza della Scuola – scandisce Villani – nasce proprio dall’esigenza di creare leader trasformativi. In questo percorso, è fondamentale l’apporto dei corpi intermedi, che hanno scommesso su una visone di lungo periodo». Tant’è che è il vicepresidente della Camera di Commercio Ferrara-Ravenna, Paolo Govoni a definire la Scuola di Sviluppo «il miglior progetto realizzato dalle associazioni di categoria da almeno un decennio». Ed è Patuelli a rendere gli omaggi, dopo aver riconosciuto in sala il ritratto del compianto amico ed ex presidente della Cciaa Romano Guzzinati, definendo la Camera come «il luogo in cui le categorie si confrontano sulle reali esigenze di un territorio».

E a proposito di territorio, l’esortazione del presidente Abi ai ragazzi è quella di «trovare chance di vita in questa città: evitiamo di andare via. Lo sviluppo territoriale è una sfida che passa dallo sforzo di ognuno di noi». E che passa, tra le altre cose, dal cogliere «le straordinarie capacità di un’università dalla storia antica, ma in continua espansione». È evidente che «servono le condizioni» per «creare sviluppo». Tra queste Patuelli indica «le infrastrutture materiali e immateriali» e la «zona logistica semplificata» con al centro «il porto di Ravenna».

Galletti, in ossequio anche alla folta rappresentanza associativa in sala (da Cna a Legacoop, passando per Confagricoltura, Confindustria e Confartigianato), dedica il primo passaggio del suo intervento al tema dell’impresa in relazione al mondo bancario. «La finanza – scandisce – serve l’impresa. E le attività produttive generano lavoro e soddisfano i bisogni dell’uomini. È quando questo meccanismo si inceppa che si generano disastri». Se è vero che anche le aziende «devono produrre utile», nel mondo di oggi «non basta più». Le aspettative del presidente di Emil Banca sono quelle di «un’economia più equa» oltre che «maggiormente sensibile alla sostenibilità di carattere ambientale». La base di partenza del ragionamento è il territorio dal quale «l’attività delle imprese non può prescindere». La sfida è quindi di «smontare la narrazione che in Emilia siamo ricchi e forti» e di «mettere a sistema quello che abbiamo».